Ai migranti
Collettivo 320Chili
14 ottobre ore 16.45
Teatro Gobetti – durata 57’
direzione e coreografia
Piergiorgio Milano
creazione e interpretazione
Elena Burani, Florencia Demestri, Piergiorgio Milano, Fabio Nicolini,
Roberto Sblattero, Francesco Sgrò
collaborazione alla drammaturgia
Claudio Stellato
collaborazione alla coreografia
Florencia Demestri
da un’idea di
Giovanna Milano
musiche originali
Simon Thierrée
disegno luci
Florence Richard
costumi
Roberta Vacchetta
fonica
Luca Carbone
Collettivo 320Chili
in coproduzione con Fondazione Musica per Roma
Associazione Sosta Palmizi
La Corte Ospitale di Rubiera
con il sostegno di ERT Fondazione
Teatro Asioli di Correggio
Associazione Il Teatro Possibile
Teatro Comunale di Castiglion Fiorentino
«Le migrazioni sono un andare di persone a piedi e per mare – scrive il Collettivo – nervi tesi, cuore sospeso ad aspettare l’Oltre, un andare avanti camminando indietro, fino ad accorgersi di aver fatto strada. Sono stati vecchi bauli e valigie di cartone, oggi sono buste di plastica e ciabatte di gomma, per chi è fortunato scarpe da ginnastica. Moltitudini che si spostano senza mai scalfire la superficie del mondo. Ciò che rimane è un disperato tenersi al passo coi tempi, un’allegria forzata, la certezza che la vita, pur tra mille difficoltà, vada avanti».
Ai migranti – spettacolo Vincitore del Premio Equilibrio 2010 – nasce dall’esigenza di approfondire la ricerca sul movimento intrapresa dal Collettivo 320Chili, indagando da un lato i confini fra gesto, danza e circo contemporaneo, che non rappresentano più semplicemente loro stessi ma diventano il substrato necessario allo spettacolo per raccontare la sua storia, e dall’altro l’uomo e la sua natura. In questa direzione ogni tecnica circense viene riportata a energia e si trasforma in necessità di movimento.
«Ai migranti – scrive ancora il Collettivo – è un album fotografico. Ogni foto si sviluppa in profondità e nella dimensione del tempo. Guardandola ci accorgiamo di cosa c’era prima e cerchiamo i passi di chi ha dovuto abbandonare le proprie radici, attraverso il tempo e le nazioni. Ai migranti vuole riportarci qui nel presente, coscienti di poter decidere, di poter credere, di poter ricordare, poterci lasciar trasportare in un viaggio altrui, magari rimettendo in discussione alcune convinzioni sulla base di un sentimento piuttosto che di un calcolo».