Chut
Chut è la parola francese per dire «sst!» Nel senso di «silenzio, zitti». Ma ha anche lo stesso suono della parola «chute» che significa caduta, cascata, frana o naufragio. Il punto di partenza di questo progetto della coreografa Fanny de Chaille? è un quadro di Caspar David Friedrich, Voyageur au-dessus de la mer de nuages: un uomo solo, di schiena, sulla cima di una montagna innevata, fra vette coperte di nuvole, rivolto verso il vuoto, che evoca presagi tragici. Ecco allora Gre?goire Monsaingeon, danzatore, solo, di fronte a uno spazio smisurato. L’immensità della montagna, la vertigine, l’equilibrio e il disequilibrio, la sensazione di claustrofobia e di silenzio si trasferiscono su una installazione visiva di Nadia Lauro. Nasce un dialogo fra lo spazio che si trasforma continuamente sotto i nostri occhi e sotto i piedi del performer alle prese con gli improvvisi cambi di peso e i problemi di bilanciamento. La sua stabilità è minacciata, la postura si fa precaria e insicura. Dalle prime immagini romantiche, il registro di Chut si sposta sui toni della farsa e si interroga sulla fragilità umana e quella del nostro tempo proponendo cadute che diventano sempre più assurde, divertenti, epiche. Gre?goire Monsaingeon compie movimenti progressivamente più goffi e maldestri. Diventa un po’ come Charlie Chaplin e Buster Keaton, capaci di dare vita a personaggi malinconici e comici che fra inciampi, passi falsi, movimenti buffi reinventano nuovi equilibri nel loro sostanziale disequilibrio, una grammatica dell’essere impacciati e disadattati, in fondo soli e in qualche modo diversi, che evoca tenerezza e la certezza di essere spesso, un po’ tutti, equilibristi o acrobati. Attenti a non inciampare, attenti a non cadere. Attenti a non fare brutta figura. Soprattutto quando qualcuno ci guarda. Col risultato di diventare ancora più maldestri. Il corpo bascula, oscilla, ondeggia, barcolla, crolla ma lo fa sempre in modo teatrale, artificiale, esagerato, acrobatico. Gioca a farsi male ma le cadute non sono mai di quelle che possono fare male, sono piuttosto quelle che si vedono al cinema: la goffaggine si fa esplicita e colora di modi sgraziati e fallaci l’emozione del cadere che invece è una sensazione fedele al reale e quindi sincera. L’illusione teatrale si nutre anche di cose che sono letteralmente quello che sono. Senza finzione. Senza bisogno di stupire ad ogni costo.
Fonderie Limone Moncalieri (Sala grande)
martedì 29 settembre 2015
prima italiana ore 19,30 [durata 60’]
un progetto di FANNY DE CHAILLÉ
interpretazione Grégoire Monsaingeon / installazione visiva Nadia Lauro / composizione sonora Manuel Coursin con la partecipazione di Grégoire Monsaingeon, Pierre Lachaud, Geneviève Brune / luci Mael Iger/ produzione, diffusione Isabelle Ellul
Association Display
in coproduzione con l’Espace Malraux – Scène nationale de Chambéry et de la Savoie, le CND – un centre d’art pour la danse, les Rencontres chorégraphiques internationales de Seine-Saint-Denis, le Centre Chorégraphique National de Tours – direzione Thomas Lebrun con l’aiuto di ARCADI Île-de-France con il supporto di Association Beaumarchais-SACD Fanny de Chaillé è artista associata all’Espace Malraux – Scène nationale de Chambéry et de la Savoie
L’Association Display è sostenuta da Ministero della Cultura e DRAC Île-de-France Spettacolo programmato in collaborazione con Espace Malraux – Scène nationale de Chambéry et de la Savoie e con La Francia in Scena. La Francia in Scena è la nuova stagione artistica dell’Institut français Italia. Iniziativa dell’Ambasciata di Francia in Italia, la manifestazione è realizzata dall’Institut français Italia, con il sostegno dell’Institut français e del Ministero della Cultura e della Comunicazione francese, del Ministero dell’Istruzione della Ricerca – Alta Formazione Artistica, Musicale e Coreutica, della Commissione Europea, della Fondazione Nuovi Mecenati, della Sacem, e con i partner Il Gioco del Lotto e Edison