MARCO D’AGOSTIN PRESENTA IN ANTEPRIMA ITALIANA AL FESTIVAL TORINODANZA 2020 “BEST REGARDS”

Per TORINODANZA 2020 debutta in anteprima italiana alle Fonderie Limone di Moncalieri, mercoledì 7 e giovedì 8 ottobre, ore 20.45, BEST REGARDS di e con Marco D’Agostin. I testi sono di Chiara Bersani, Marco D’Agostin, Azzurra D’Agostino, Wendy Houston, il suono e le grafiche di LSKA, le luci di Giulia Pastore e le scene di Andrea Sanson. Lo spettacolo è prodotto da Van, Klap – Maison Pour La Danse de Marseille, Rencontres Chorégraphiques Internationales de Seine-Saint-Denis, CCN2 de Grenoble, Points-Communs Scène Nationale Cergy-Pontoise.

Marco D’Agostin offre una dedica speciale a Nigel Charnock, fondatore di DV8 Phisical Theatre, prematuramente scomparso. Non un tributo, ma un saluto.

«Caro N., eri troppo. Troppo. Troppo divertente. Non solo divertente, ma, lo sai, stupidamente divertente, spaventosamente divertente, ferocemente divertente, disperatamente divertente, spaventosamente divertente per essere serio». Con queste parole Wendy Houstoun salutava l’amico e collega Nigel Charnock, a pochi giorni dalla sua morte, nell’agosto del 2012. Nigel Charnock era stato uno dei fondatori dei DV8 – Physical Theatre negli anni ’80; aveva poi proseguito come performer e coreografo, dando vita a una formidabile serie di assoli. Per chi lo ha conosciuto egli era, esattamente come nelle parole di Wendy, troppo (too much).

Con i suoi spettacoli, esplosioni ipercinetiche in cui il canto, la danza, il grido, la messinscena, la finzione e la realtà della performance venivano cucite attorno ad un vuoto abissale, ha allargato le maglie del genere “danza contemporanea”: in lui tutto era energia, desiderio, volontà. Eppure, come disperatamente ripete nel suo solo One Dixon Road, “there’s nothing else, it’s nothing, nothing”: non c’è niente, niente, niente ha senso.

Marco D’Agostin ha conosciuto e lavorato con Nigel Charnock nel 2010 e chi ha conosciuto l’eclettico artista inglese non fatica a trovare somiglianze e analogie con il performer italiano. «L’incontro con Charnock ha segnato una linea netta nel mio modo di pensare la performance. Dopo di lui, la possibilità di una danza è per me la possibilità che tutto in scena accada, simultaneamente. Best Regards non è un tributo, ma di sicuro un saluto. È un modo per dire: “Dear N., I wanted to be too much too” (“Caro N., anch’io volevo essere troppo”)», dichiara Marco D’Agostin.

Best Regards è un assolo vorace, una lettera scritta a qualcuno che non risponderà mai. Un lavoro sulla rabbia, soprattutto sulla rabbia del primo amore: quello che, per Marco D’Agostin c’era prima che la danza diventasse un mestiere. Prima della scrittura, della progettazione, della restituzione di un senso e di un’unità. L’amore che si sprigiona solo dal palco, di fronte agli altri, sudato e livido, a cantare e danzare. Un atto di disperata nostalgia non per il mondo com’era, ma per il mondo come appariva all’allora giovane aspirante performer.

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