LA FORMA DELLE COSE (2002)
parte I de IL MIGLIORE DEI MONDI POSSIBILI

Coreografia di Roberto Castello
Martedì 26 e mercoledì 27 ottobre - Cavallerizza Reale ore 21

La nuova danza europea spesso diventa saggio critico, scomposizione del movimento, performance e happening, interazione in tempo reale con spazio, tempo e spettatore, rifiuto del movimento coreografato, sovrapposizione con altri linguaggi. Nell’urgenza di smontare i meccanismi della società dello spettacolo, per marcare la distanza da ogni oleografia consolatoria del corpo pieno e felice come lo narra l’invadente pubblicità, si colora di freddezza concettuale, non concedendo nulla a chi guarda, imponendosi di sottrarre ogni emozione e ogni divertimento. In questa direzione si muove, come altri in Italia, Roberto Castello, con qualcosa di diverso, di peculiare, di più coinvolgente, che viene forse da una storia ormai lunga, nata in quel gran laboratorio che è stato Sosta Palmizi. O forse da un’inclinazione personale all’ironia. Castello, con il suo gruppo ALDES, tritura materiali corporei, mentali, visivi con rigore sorridente, senza mai cadere nell’indistinto o nell’esercizio solamente mentale, conservando ben preciso l’obiettivo di dialogare con uno spettatore, di sorprenderlo, di portarlo a riflettere, di appassionarlo, di sedurlo senza togliergli la capacità di pensare. In questa direzione va La forma delle cose, uno spettacolo-manifesto teso a scomporre la percezione, la relazione fra atti coreografici e tempo, fra azioni e osservatore, fra rappresentazione e realtà. Arriva ad addentrarsi nella storia dei nostri tempi, distillando acri succhi di indignazione politica fra movimenti astratti o coinvolgenti accelerazioni espressioniste, con sfumature tendenti a un riso che travolge la visione accreditata, con movimenti comici capaci di coinvolgere il pubblico, di stupirne la percezione, di spostarne l’attenzione verso un’amara riflessione sul presente. Si tratta di un lavoro in divenire: spettatori che lo hanno visto in occasioni differenti si sono scoperti a confrontare scene non collimanti, parti più o meno profondamente mutate. E’ il senso di tutto il progetto Il migliore dei mondi possibili, fatto di spettacoli e di performance, di momenti in cui la danza scorre e di installazioni dove si può scomporre col microscopio un movimento, percorrendo sculture fisiche intrecciate a sequenze di immagini proiettate in loop, in affascinanti labirinti. Il titolo evoca l’ottimismo di Pangloss, il precettore del Candide di Voltaire, indifferente con la sua sicumera finalistica agli assurdi di un mondo segnato da stragi, terremoti e ogni sorta di orrori. Castello e compagni smontano ogni fiducia ingenua con un’ironia che mette in questione il modo stesso in cui cogliamo l’immagine del mondo in cui viviamo. Con un piglio simile a quello del signor Palomar, l’osservatore di Italo Calvino, che attinge la consapevolezza profonda delle cose da una posizione di apparente distanza. Quasi un monito per tempi che troppo si affidano alle scorciatoie dell’emozione, dell’illusione, nuove maschere di un’ideologia del dominio che la danza rigorosa e irridente di Castello smonta con delicata ferocia.

Coreografia di: Roberto Castello
Progetto di : Roberto Castello e Alessandra Moretti
Con : Dominique Bulgin, Roberto Castello, Alessandra Moretti, Stefano Questorio, Ambra Senatore, Francesca Zaccaria
Musiche : Autori Vari
Progetto luci: Gianni Pollini
Video e costumi : Aldes
Premio UBU 2003 migliore spettacolo teatro/danza Una produzione Aldes, Armunia-Festival Costa degli Etruschi Con il sostegno di Ministero per i Beni e le Attività Culturali / Dip. Spettacolo, Regione Toscana




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