APHASIDIAC

Les Ballets C. de la B. - Ted Stoffer
Venerdì 7 e sabato 8 novembre - Teatro Astra ore 21


Aphasiadisiac: il titolo è la crasi tra Afasia e Afrodisiaco. È con l’unione di queste due parole che il coreografo vuole raccontare l’amore, la speranza, le delusioni, i malintesi dopo la fine degli ideali romantici.
Aphasiadisiac parla dei linguaggi privati che noi apprendiamo e usiamo con le persone con cui siamo in confidenza. Di qualche cosa che si situa al di là della natura esplicita e individuale della parola o della natura implicita e universale del movimento e che forma in sé il linguaggio specifico di ogni individuo. Per l’afasiadisiaco non esistono, infatti, delle parole comuni capaci di comunicare ciò che vuole disperatamente esprimere. L’esecuzione musicale poi merita una speciale menzione: saranno cinque artisti a crearla e a eseguirla sulla scena, in sala e nel foyer.
(coproduzione di Torinodanza con: Pallas Theatre - Elliniki Theamaton Production company, Sadler’s Wells)


cast
Concept e coreografia
: Ted Stoffer
Creato e interpretato da: Kristýna Lhotáková, Mieke De Groote, Pieterjan Vervondel, Ted Stoffer, Yvan Auzely
Drammaturgia:Ladislav Soukup
Scenografia:Annette Kurz
Creazione luci: Kurt Lefevre
Costumi: Isabelle Lhoas
Produzione: Les Ballets C. de la B
Co-produzioni: Pallas Theatre - Elliniki Theamaton Production company (Athene), TorinoDanza, Sadler’s Wells (London), Théâtre les Tanneurs (Bruxelles)
Con l’appoggio di: Ville de Gand - Province de la Flandre-Orientale - Autorités Flamandes

Aphasiadisiac.
di Ted Stoffer
Il titolo risulta da una crasi tra le parole Afasia (incapacità di esprimersi o di comprendere un pensiero in parole scritte o verbali) e Afrodisiaco (che stimola l’appetito sessuale). E’ con l’unione di queste due parole che voglio parlare dell’amore, della speranza, delle delusioni, dei malintesi dopo la morte degli ideali romantici.
Questa piéce parla della politica e dell’amore, della speranza, delle delusioni, delle disillusioni, dei malintesi e dell’uccisione globale dei nostri ideali romantici.
Aphasiadisiac parla dei linguaggi privati che noi apprendiamo e usiamo con le persone con cui siamo in confidenza. Di qualche cosa che si situa al di là della natura esplicita e individuale della parola o della natura implicita e universale del movimento e che forma in sé il linguaggio specifico di ogni individuo. Per l’afasiadisiaco non esistono, infatti, delle parole comuni capaci di comunicare ciò che vuole disperatamente esprimere.
Aphasiadisiac è la combinazione dei sentimenti di aggressione, possesso, protezione, bisogno, gelosia, manipolazione, sostegno, sacrificio, appartenenza, sottomissione, seduzione e di unità che l’amore ispira. E’ lo schiaffo in piena faccia: quelle cose ironiche, stupide, erotiche, pericolose e assurde che fanno dell’amore un racconto di fantasmi per adulti. Aphasiadisiac è l’ultimo episodio di una trilogia che tratta della comunicazione e della sua natura mutevole. Il primo episodio I Enigma, trattava della nostra comunicazione personale ai suoi esordi e delle difficoltà incontrate nella ricerca di un linguaggio di cui potersi appropriare.
Il secondo episodio, Dear Elizabeth,… si ispirava alla morte di mia nonna, avvenuta quando avevo 3 mesi e alla prima elezione del presidente George W. Bush. In entrambe queste occasioni mi sono domandato che cosa era stato messo in comunicazione (cosa resta di una persona una volta morta? Quali sono i meccanismi di controllo, le barriere tra proprietà pubblica e privata? L’amore è pubblico? ecc.)
Questo ultimo episodio si interroga ancora sulla comunicazione: una volta scoperto il nostro modo di comunicare e decifrata l’essenza della comunicazione dove ci porta tutto questo? Che prezzo dobbiamo pagare per condividere il linguaggio altrui? E’ possibile farlo? Gli uomini sono animali sociali ma ognuno ha il suo linguaggio particolare. Può l’amore risolvere questo paradosso?
Ciò che rende la comunicazione così preziosa e spaventosa non è solo la questione di sapere come ci si ricorderà di noi ma la consapevolezza dei cambiamenti che noi provochiamo nelle vite degli altri! Questa mia opera vuole spingerci a riflettere su questi aspetti perduranti della realtà quotidiana.
Il mio scopo è di presentare l’universo di una storia d’amore nella sua totalità attraverso la creazione di un nuovo linguaggio. Esaminando i difetti di parola e le accentuazioni di tensione, l’articolazione, il ritmo, la respirazione, lo spazio, l’enunciazione, la ripetizione, il volume e il contenuto tanto del linguaggio che della presenza fisica, spero di riuscire ad alludere ai momenti drammatici, tragici, romantici, ai momenti di commedia e di assurdo, a tutti quei momenti che ci scuotono dalle fondamenta e ci rivelano come siamo veramente.
Spero di poter mostrare le influenze che non solo colorano la comunicazione ma che la distorcono o la impediscono e, esaminando le conseguenze di queste influenze, rendendole fisicamente presenti, ho la speranza di identificare un linguaggio che potremmo chiamare l’Aphasiadisismo.
Il mio scopo è integrare la natura esplicita e individuale della parola alla natura implicita e universale del movimento e della musica, in modo che queste tre forme d’arte di completino, anzi,che siano percepite come indivisibili.

La musica
L’esecuzione musicale merita una speciale menzione: saranno i cinque artisti a crearla mentre la eseguono. Pieterjan Vervondel, batterista e musicista principale suonerà in tre luoghi differenti: sulla scena, in sala e nel foyer.
Sulla scena i suoi strumenti di percussione agiranno come dei tamburi di guerra, creeranno dei ritmi seducenti e invitanti alla danza che saranno allo stesso tempo cacofonie e appoggio musicale per gli altri artisti.
Nella sala, invece, Pieterjan sarà seduto davanti a degli strumenti a percussione per bambini, apparentemente innocenti, con i quali produrrà dei suoni che arriveranno a sembrare una sinfonia di insetti.
Alla fine Pieterjan lascerà la sala e continuerà a suonare nel foyer e nei corridoi. Se avete mai avuto in casa un membro della famiglia che suona uno strumento, allora sapete che la musica è dappertutto e non le si può sfuggire.
La formazione non si limiterà a suonare percussioni ma utilizzerà tutti gli strumenti a sua disposizione per comunicare e tutti i generi musicali: la musica classica (Bach), pop (Eels), folclorica ceca, contemporanea (Cage), oltre a dei pezzi creati sul momento.

La troupe: Yvan Auzely (francese), Mieke de Groote (belga), Kristýna Lhotáková (Ceca), Pieterjan Vervondel (belga), Ted Stoffer (americano).
La troupe è composta da cinque persone: due artisti ultra quarantacinquenni, due artisti di una trentina d’anni e un percussionista di vent’anni circa.
Nella mia famiglia eravamo cinque: mio fratello maggiore, batterista, mia sorella, copia esatta di mia madre, mio padre, un muratore immigrato, mia madre, devota, disincantata e profondamente amata, e io. Per questa produzione ci volevano cinque persone dello stesso ordine di età non perchè volessi farne una autobiografia ma per poter confrontare le relazioni tra le generazioni e tra pari. Volevo rappresentare il peso delle regole parentali, l’influenza degli amori passati e la complessità del linguaggio e della sua interpretazione.
Spero che gli artisti, che di base dovrebbero rappresentare i membri di una famiglia, si tramutino nel corso dell’azione in un’unica persona che renda possibile l’essenza della comunicazione. Spero che arriveremo ad andare al di là delle classificazioni per creare un linguaggio universale.

Il modus operandi
Per Aphasiadisiac ho chiesto che ci fossero sul palco una casetta di mattoni e dei mobili fin dai primi giorni delle prove in modo che gli artisti se ne potessero appropriare così da integrare questo luogo nella creazione del loro personaggio.
Per il processo di creazione ho deciso che la forma di lavoro doveva essere l’improvvisazione a partire da dei compiti assegnati (Task Based Improvisations). I T.B.I. creano delle condizioni di scambio che possono far evolvere delle situazioni amicali in altre di provocazione, confidenza, sfida, ecc. in modo organico e implicito. Nella mia esperienza mi sono reso conto che i T.B.I. creano un terreno estremamente fertile per lo sviluppo dei legami di complicità.
Gli scambi così ottenuti sono poi usati come catalizzatori delle evoluzioni successive.
Queste evoluzioni verso stati fisici speciali consentono di ampliare lo spettro e di approfondire la personalità dell’artista, permettendo così di esplorare modi di rappresentazione meno allegorici di quanto a prima vista non appaia il tema affrontato dallo spettacolo.

Les Ballets C. de la B. – biografia compagnia
Les Ballets C. de la B., gruppo creato da Alain Platel nel 1984, è attualmente una compagnia acclamata nel mondo. Nel corso del tempo ha adottato una forma di lavoro basata su una piattaforma che riunisce più coreografi. Fin dalla sua costituzione, hanno regolarmente fatto parte del gruppo Christine De Smedt e Koen Augustijnen, Hans Van den Broeck e Sidi Larbi Cherkaoui. I membri stabili di Les Ballets C. de la B. associano da sempre al loro processo creativo dinamico dei giovani artisti di talento, attivi in discipline differenti. La troupe ospita attualmente due coreografi: Lisi Estaràs e Ted Stoffer. La mescolanza unica di visioni artistiche diverse, che si nutrono le une delle altre, rende impossibile qualsiasi definizione esatta dei Ballets. Nonostante questo, una specie di “stile della casa” si delinea. È popolare, anarchico, eclettico, impegnato, militante all’insegna del motto “Questa danza fa parte del mondo e il mondo appartiene a tutti”.  

( www.lesballetscdela.be )


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