ORIGINE

Coreografia Sidi Larbi Cherkaoui
Venerdì 17 e sabato 18 ottobre - Teatro Astra ore 21


Atmosfera intimista, solo quattro danzatori – l’islandese Valgerdur Rúnarsdóttir (Vala), il sudafricano Shawn Mothupi, l’americana Daisy Phillips e il giapponese Kazutomi Kozuki (Tsuki) – scelti sia per rappresentare i quattro punti cardinali sia per simboleggiare le grandi correnti culturali: il Nord in opposizione al Sud e l’Est in opposizione all’Ovest. Racconti islandesi, robotica giapponese, spirito consumistico americano, terra africana. Questi quattro elementi si mescolano con due voci di donne, una araba e l’altra scandinava che interpretano i canti mistici, tra gli altri, di Hildegard Von Bingen e e Rabi’a van Basra. (coproduzione di Torinodanza con: Toneelhuis, Théâtre de la Ville, tanzhaus nrw Düsseldorf)

Messa in scena e coreografia: Sidi Larbi Cherkaoui
Assistenti coreografi: Nienke Reehorst, Satoshi Kudo, Claire Cunningham
Danza/coreografia: Kazutomi Kozuki, Daisy Phillips, Valgerður Rúnarsdóttir, Shawn Mothupi
Musiche: Hildegard Von Bingen, Rabi’a van Basra, canti tradizionali maroniti e siriani eseguiti da voci femminili, canti paleo-bizzantini di compositori donne.
Musicisti: Ensemble Sarband: Fadia Tomb El-Hage (voce), Miriam Andersén (voce e arpa gotica), Vladimir Ivanoff (direzione musicale, percussioni e liuto)
Costumi: Isabelle Lhoas, Frederick Denis
Realizzazione dei costumi: Stéphanie Croibien
Creazione luci: Enrico Bagnoli
Creazioni delle marionette: Filip Peeters
Immagini: Gilles Delmas e Paul Van Caudenberg
Consigliere per la drammaturgia: Guy Cools
Direttore di produzione: Natalie Schrauwen
Tecnici: Patrick "Sharp" Vanderhaegen, Paul Van Caudenberg, Henk Vandecaveye, Joris Durnez
Atelier per le scenografie di Toneelhuis: Leo Verlinden, Karl Schneider, Patrick Jacobs, Bruno Bressanutti, Filip Homblé
Gestione dei progetti di Sidi Larbi Cherkaoui: Karthika Nair
Promozione e diffusione: Frans Brood Productions (www.fransbrood.com)
Produzioni: Toneelhuis, Muziekcentrum De Bijloke Gent (Belgio)
Coproduzioni: Théâtre de la Ville Paris (FR), Torinodanza (IT), tanzhaus nrw Düsseldorf (DE)
Ringraziamenti: Ali Thabet, Damien Jalet, Damien Fournier, Gregory Maqoma, Shanell Winlock, les équipes du Toneelhuis, Concertgebouw Brugge – December Dance, Navala Chaudhari, Frank Hardy

Approfondimenti

Dei miti e degli uomini
di Karthika Naïr

Le opere di Sidi Larbi Cherkaoui potrebbero essere preceduti da un avviso del tipo di quelli che si diffondono prima degli spettacoli per invitare il pubblico a spengere i cellulari «Si prega di depositare i vostri preconcetti al guardaroba» o anche «il pregiudizio nuoce al piacere». Ogni volta che pensiamo di sapere che direzione ha preso, questo coreografo si butta, infatti, a capofitto in un’altra. Ogni volta che crediamo di avere le risposte, riempie la scena – e le nostre teste – di nuovi punti interrogativi.
Se Origine esplorava le origini della civilizzazione e i paradigmi che vi sono associati, questo spettacolo è altrettanto intensamente e quasi dolorosamente attuale dal momento che sottolinea la solitudine caratteristica del XXI secolo, l’onnipresenza dei culti consumistici e le barriere che dividono il villaggio globale che il nostro pianeta aspirerebbe a diventare. Eppure, nonostante denunci le barriere che ci dividono e i recinti che ci isolano, lo spettacolo non smette mai di ricordarci, attraverso i movimenti, gli effetti visivi e addirittura i costumi, la continuità tra un passato apparentemente lontano e il nostro presente così effimero.
Il quartetto di danzatori – l’islandese Valgenorour Rúnarsdóttir (Vala), il sudafricano Shawn Mothupi, l’americana Daisy Phillips e il giapponese Kazutomi Kozuki (Tsuki) – incarnano i quattro punti cardinali di una bussola culturale e geografica e gli elementi primari: il fuoco, la terra, l’acqua e l’aria. Ma nulla è solo ciò che sembra, nessun elemento può essere puro. Come in un gioco di carte i clichés sono travolti, mescolati, scompaginati e riproposti: l’Oriente, questa oasi di supposta spiritualità, interpretato con l’impassibilità di un androide da Kozuki, è la sorgente di tutte le tecnologie che presiedono come una divinità alle nostre vite sotto forma di lavatrici, cellulari, televisioni, automobili, aerei e così via. L’Ovest giovanile di Daisy Phillips ricorda stranamente la grazia e la fluidità delle sculture di Khajuraho o delle miniature dell’impero Mughal. I suoi movimenti hanno quella precisione di espressione che noi associamo alle arti visive dell’Asia antica. Il Nord di Valgenorour Rúnarsdóttir non si limita al freddo glaciale del Polo ma si riferisce anche alla lava e ai fecondi vulcani della sua terra natale: il loro fuoco, infatti, non è distruttore e l’energia che da essi sprigiona può essere rigeneratrice. Infine, la Terra di Shawn Mothupi non ha niente a che vedere con la sua rappresentazione tradizionale, un modello di sofferenza e di tolleranza eterna, ma è un’entità ludica, curiosa e candida. Non a caso, l’assolo nel quale rappresenta la creazione è uno dei momenti magici dello spettacolo.
Numerosi miti e leggende così come l’uso ricorrente delle ombre ravvivano l’insieme. E’ questo l’unico bagaglio chiaramente riconoscibile che Sidi Larbi Cherkaoui ha portato in questo nuovo spettacolo dalla sua precedente produzione, Myth, anche se il viaggio ha certamente lasciato altre tracce meno visibili. E comunque: si tratta di riferimenti intenzionali dell’autore o frutti dell’immaginazione dello spettatore e della cosmogonia che è il filo conduttore dello spettacolo? A ciascuno la decisione!
In maniera inattesa Origine ha anche qualcosa del componimento classico, non tanto in senso occidentale ma per il ritorno alle tradizioni antiche dei quattro angoli del mondo: Kabuki, Kathak, Kudiyattom, per citarne alcuni, nei quali l’universo intero può essere reso attraverso un corpo umano e una serata intera può essere consacrata all’evocazione di un unico atto, che si tratti di vestirsi, di cantare una ninnananna o di attendere un amante. Questo sottolinea la convinzione di Cherkaoui che nulla sparisce nel ciclo cosmico ma che tutto cambia solamente di forma o di nome. E allora, stando così le cose, perché la danza contemporanea non potrebbe sacralizzare una apparentemente banale conversazione al cellulare, come quattrocento anni fa sacralizzava il gesto di una ragazza che si bagnava gli occhi di belladonna? Da questa intuizione filosofica scaturisce una coreografia che allo stesso tempo esalta il quotidiano e deplora la banalità degli emblemi che regolano la nostra vita e la nostra libertà.
In filigrana sono sempre presenti i riferimenti alle nostre esistenze quotidiane, sviluppati attraverso un vivo gioco di ombre e proiezioni video. Queste conferiscono profondità e tenore agli avvenimenti che accadono sulla scena: la tela sul fondo è suddivisa in quattro spazi distinti, ciascuno occupato da schermi che a volte restano vuoti, altre volte commentano ciò che succede in primo piano o rivelano un altro mondo.
In questo gioco di ombre si riassume  ogni altro processo vitale: veri e propri simboli primari dell’umanità per Cherkaoui, poiché ci ricordano che abbiamo tutti lo stesso colore quando la luce è rifratta dal sole. Origine è, dopo tutto, uno spettacolo superbamente visivo, con la qualità penetrante, l’humor imperturbabile e il fluire memorabile del cinema muto.

I canti religiosi in Origine: una ricerca della conoscenza al femminile
di Johan Van Acker

La poesia e la musica di Hildegard Von Bingen e di Rabiá al-Andawiyya, una mistica sufi del VIII secolo, fanno da contraltare all’approccio “maschile” delle voci disgiuntive che dominano tanto la religione che la politica. Interpretati dal Sarband Ensemble, sotto la direzione del musicologo e strumentista bulgaro Vladimir Ivanoff e con la cantante svedese Miriam Andersén e la vocalista libanese Fadia Tom El-Hage, i canti formano un contrasto evidente con il paesaggio gestuale che scegli di accompagnare o di liberarsi della loro musicalità.
Origine si volge verso la poesia religiosa e i canti delle donne di epoche lontani e di culture diverse. La religione istituzionale è sempre stato un affare da uomini ma in ogni tempo e dappertutto le donne hanno elevato la loro voce.
Il punto di partenza dello spettacolo è la mistica tedesca Hildegard Von Bingen (XII secolo), talvolta chiamata la Sibilla del Reno. Nel 1150 fonda un monastero a Rupertsberg, vicino a Bingen-am-Rhein, in Germania. Monaca e teologa è stata anche dottoressa, profetessa, compositrice e poetessa. Il linguaggio delle visioni e della poesia che Von Bingen ha messo in musica è stranamente impregnato di immagini allo stesso tempo apocalittiche e sensuali. Hildegard Von Bingen è senza dubbio una delle compositrici più importanti del Medioevo anche se il suo valore è stato riconosciuto soltanto una trentina d’anni dopo la sua morte. Nonostante sia vissuto in un periodo e in un ambiente che sicuramente non teneva in considerazione il potenziale artistico e intellettuale delle donne, i suoi scritti, la sua musica, le sue conoscenze mediche e la sua forza visionaria furono così grandi che vescovi, re e perfino papi la consultarono.
Sidi Larbi Cherkaoui attinge anche a una seconda sorgente: gli scritti della mistica del VIII secolo, Rabi’a al-Adawiya la quale, fatta eccezione per un pellegrinaggio alla Mecca, trascorse tutta la sua vita nella città portuale di Basra, in Iraq, riuscendo comunque a giocare un ruolo fondamentale nella nascita del sufismo, orientandolo a uno scambio libero tra uomini e donne.
Origine attinge, inoltre, al repertorio religioso della tradizione arabo-bizzantina e al rito maronita. I Maroniti formano una comunità appartenente alla Chiesa di Antiochia. La musica maronita, semplice e vicina alla musica del repertorio tradizionale è eseguita soprattutto nel corso di pubbliche assemblee. All’origine i testi sono in siriano, solo più tardi vengono tradotti in arabo. Le melodie poggiano su otto modi, canone tipico della musica siriana. Questa tradizione si trasmette oralmente ed è sol a partire dal XIX secolo che ha iniziato ad essere trascritta.

Biografie
Sidi Larbi Cherkaoui è ballerino e coreografo. Da bambino voleva disegnare la realtà: persone, nuvole e tutto il resto. Dei disegni che contenevano sempre di più che la semplice realtà. Quando le due dimensioni della matita e della carta non gli sono stati più sufficienti ha cominciato a ballare. La danza come bozzetto effimero della realtà: il disegno sparisce con l’ultimo movimento che chiude. Gli spettacoli di Cherkaoui sono dei libri di storia in movimento che parlano indirettamente dei mondi che lo circondano, quello vicino e quello lontano e, preferibilmente, tutti e due insieme. Ogni creazione getta a modo suo un ponte tra diversi universi e culture. Sidi Larbi prarica anche un ecletismo cosciente in materia di stili di danza. Questo approccio è la traduzione formale di un tema che gli sta molto a cuore: l’uguaglianza tra gli individui, le culture, le lingue e i mezzi espressivi. I racconti che si disegnano così sulla scena sono allo stesso tempo accessibili, universali e complessi.
Le sue creazioni precedenti comprendono tra le altre: Rien de Rien, Zero degrees (con Akram Khan), Foi (con Capilla Flamenca), D’Avant (con Damien Jalet), Tempus fugit, Corpus Bach, Mea Culpa, End e Myth (prima, giugno 2007, al centro Toneelhuis).


Assistenti Coreografi:
Satoshi Kudo
comincia la sua carriera al Japan Action Club, sotto la direzione di Sonny Chia. In seguito danza in una serie di coreografie tra cui Ohad Naharin (Israele), Jorma Uotinen (Finlandia) e Tim Rushton (Inghilterra/Danimarca). Satoshi Kudo oggi vive e lavora in Svezia dove ha incontrato Larbi Cherkaoui. E’ stato ballarino in Myth e assistente coreagrafo di Apocrifu (La Monnaie, 2007). Sarà assistente di Cherkaoui per le coreogrfie di Origine e Sutra (un nuovo progetto previsto per maggio 2008).
Nienke Reehorst ha studiato alla Rotterdamse Dansacademie dal 1982 al 1986. In seguito ha danzato con, tra gli altri, Meg Stuart/Damaged Goodset e con Wim Vandekeybus/Ultima Vez negli spettacoli Immer dasselbe gelogen, Her body doesn’t fit her soul e Mountains made of barking. Già da molti anni lavora come professoressa indipendente con diversi gruppi sia negli Usa che in Sud America e in Europa. Dal 2002 assiste regolarmente Cherkaoui nelle sue coreografie.
Claire Cunningham danza con la compagnia Random Dance Co (UK) dal 1997 al 2006. Lavora per il coreografo Wayne McGregor e per le creazioni di Hélène Blackburn (Cas Public, Montreal) e di Enrique Cabrera (Aracaladanza, Madrid). Cunningham participa ai progetti di Rui Horta (Portogallo) e di Theatre Rites (UK). E’ consulente per il movimento per il film di Harry Potter and the Goblet of Fire. Insegna in molte scuole di danza in tutta Europa.

Ballerini
Daisy Phillips
è nata a Oakland, in California, ed è cresciuta nella regione della Baia di San Francisco. Ha danzato per due anni con il Ballet Junior van Genève (Svizzera), dove ha partecipato, tra gli altri, alle creazioni di Fabrice Mazliah, Patrick Delcroix e Lucinda Childs. In seguito si è unita al Ballet du Grand Théâtre di Ginevra, poi Kirsten Debrock (Francia), Alex Ketley (San Francisco) ed Erika Tsimbrovsky (San Francisco). A San Francisco ha crato delle nuove opere con Sonia Reiter. Origine è il suo primo progetto con Sidi Larbi Cherkaoui.
Kazutomi Kozuki è nato ad Amagasaki, in Giappone. Prima di consacrarsi alla danza era compasitore e interprete musicale. Dal 2005 danza negli spettacoli di Dance Co. Baby-Q (Giappone) e più recentemente è stato uno dei performers in Requiem für eine Metamorphose di Jan Fabre. Nel 2006 ha ottenuto il premio per la migliore coreografia al concorso giapponese Aleko. E’ in questa occasione che ha incontrato per la prima Sidi Larbi Cherkaoui, che aveva ricevuto in quell’occasione, insieme a Damien Jalet e Alexandra Gilbert, il premio per la migliore coreografia internazionale.
Shawn Mothupi è nato a Pretoria, Sudafrica. Dall’età di sei anni si è appassionato di danza scoprendo il liscio e il ballo latino-americano. Il suo interesse si orienta rapidamente verso la danza contemporanea e la danza-teatro afro-fusion, che scopre con Gregory Vuyani Maqoma del Vuyani Dance Theatre. Quest’ultimo diventa un importante mentore per Mothupi. Shawn Mothupi ha lavorato con diversi coreografi sudafricani: P.J. Sabbaqha, Portia Mashigo, Mandla Mcunu, Thabo Rapoo. Origine è la sua prima collaborazione con Sidi Larbi Cherkaoui.
Valgerdur Rúnarsdóttir è nata a Reykjavik, in Islanda. Ha seguito una formazione di danza alla Scuola Nazionale di Balletto d’Islanda e alla Scuola Superiore del Balletto di Oslo. Da allora ha lavorato con vari coreografi, sia a Oslo sia a Reykjavik e ha creato alcune opere proprie. Nel 2002 si è unita all’Iceland Dance Company dove lavora con i coreografi Erna Ómarsdóttir, Rui Horta, Ed Wubbe e Roberto Olivan. Origine è la sua prima collaborazione con Sidi Larbi Cherkaoui.

Musicisti
Fadia Tomb El-Hage
è nata a Beirut. A soli 14 anni ha iniziato a cantare con suo fratello Rahbani e la cantate libanese Fairuz. Nel 1984 finisce i suoi studi di psicologia all’Università di Beirut e parte per la Germania con suo marito dove nel 1990 ottiene il diploma di canto al conservatorio Richard Strauss di Monaco. Da allora, Fadia Tomb El-Hage si consacra interamente alla musica medievale e mediterranea di cui ha una vasta conoscenza e che pratica in quanto solista e con alcuni gruppi tra cui l’Ensemble Sarband e Vox et l’Orient Imaginaire. Nel 1994, ritorna in Libano dove è considerata una delle voci più importanti del mondo arabo dopo il suo concerto molto applaudito al Festival de Baalbek nel 1998. Durante gli ultimi anni, le nuove composizioni occupano un posto sempre più rilevante nel suo repertorio. Molti compositori hanno creato delle nuove opere per la sua voce su testi sia in arabo che in latino.
La svedese Miriam Andersén ha studiato canto, arpa medievale e la pratica dell’interpretazione alla Schola Cantorum Basiliensis, in Svizzera. La musica folk scandinava e le sue origini medievali hanno suscitato il suo interesse tanto quanto le tradizioni epiche dei Vichinghi. Miriam Andersén accompagna regolarmente i gruppi Sarband, Belladonna, Esk e il Theatre of Voices, con il quale ha registrato non meno di diciassette cd. Nel 2007 ha ricevuto dalla corona svedese il titolo di Riksspelman (musicista del reame) per la sua eccellenza nell’interpretazione della musica tradizionale svedese.
Vladimir Ivanoff è di origine bulgara e a ottenuto il suo dottorato in musicologia a Monaco. Ha studiato il liuto e la pratica dell’interpretazione alla Schola Cantorum Basiliensis. Non cercando solo di conciliare la teoria e la pratica della musica ma anche di rinforzare i legami tra Oriente e Occidente. Ha saputo dare un nuovo slancio e immettere nuova linfa vitale in quello che è considerato talvolta come un periodo piuttosto noioso della musica antica.
Vladimir Ivanoff ha seguito diverse formazioni post-dottorato a Venezia e a Monaco. Parallelamente, tiene regolarmente delle conferenze di musicologia e di pratica d’interpretazione in varie università in Europa e negli Usa, ha scritto contributi per nuomerose opere, riviste musicali ed enciclopedie. E’ direttore musicale del gruppo Ensemble Sarband, con il quale fa dei concerti e delle performances televisive attraverso l’Europa e Gli Stati Uniti. Può annoverare tra i suoi succesi due selezioni per i Grammy Awards (1992) e due premi Echo Klassik (2003 e 2006). Nel 2007 ha ricevuto dalla Regione Puglia il «Premio Mousiké» per la diffusione della musica medievale nel bacino del Mediterraneo.


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