EXTRADRY | fra cervello e movimento

Compagnia Emio Greco / Pieter C. Scholten
3 - 4 dicembre 2009 - Fonderie Limone Moncalieri
coreografia, ideazione Emio Greco, Pieter C. Scholten
ideazione luci, scenografia e suono Emio Greco, Pieter C. Scholten
con Victor Callens e Vincent Colomes
luci Henk Danner
costumi Clifford Portier
realizzazione del collage musicale Wim Selles
produzione ICKamsterdam/Emio Greco/PC
coproduzione Kaaitheater, Brussels (B)/Tanzwerkstatt,
Berlin (D)/Klapstuk Festival, Leuven (B)/Springdance, Utrecht (NL)

Emio Greco è uno dei talenti più brillanti della danza internazionale. Partito da una rigorosa disciplina classica, propone un nuovo, rivoluzionario linguaggio coreografico, fisico ed estremo al contempo. All’indomani della creazione ad Amsterdam della Compagnia Emio Greco/Pc, va in scena Bianco, primo episodio della trilogia Fra Cervello e Movimento, che prosegue con il successivo Rosso e con il duetto Extra Dry, un vero capolavoro che compie quest’anno dieci anni. Le tre performance del progetto investigano il rapporto tra cervello e movimento, tra una mente che desidera imporre un controllo e un corpo che cerca nuove sensazioni. In Extra Dry c’è l’utopia dell’unicità, un corpo che si sdoppia e si ricongiunge, secondo Greco un assolo per due (all’origine era per due uomini, ora per un uomo e una donna). «I corpi rompono dei limiti visibili. Il calore e l’intensità, il sacro e il profano, l’oro come deserto o cattedrale barocca, spazi aperti e chiusi». Sono spettacoli nudi, spogli, dove anche i materiali hanno significato: i tendaggi, la lucentezza dorata della seta come del pavimento, il velluto rosso, la tela bianca per aquiloni, giochi di luce anche come presenza, come oggetto. Extra Dry celebra la ferma resistenza del corpo allo strapotere della mente, svelando il primitivo potenziale della parte animale dell’essere.
Emio Greco e Pieter C. Scholten promuovono da sempre una ricerca coreutica che coinvolge linguaggi e mezzi di espressione contemporanei: video, luci, partiture musicali e testuali. La loro riflessione pone l’accento sul linguaggio del corpo, sulla decodifica delle sue interpretazioni nel tempo, sulla volontà di estendere i contorni dell’identità fisica, innestando un dato di imprevedibilità nel processo creativo. Il loro Le sette necessità ha ridefinito ciò che è necessario alla danza, nel tentativo di catturarne l’essenza con le parole. In questo manifesto, Greco e Scholten hanno posto le basi per una codifica linguistica della danza che ritorna alle più profonde necessità del movimento, una più intima consapevolezza del tempo e dello spazio che è nascosta nella memoria più profonda del corpo. Ancora oggi il manifesto non ha perso di rilevanza, e costituisce fonte di ispirazione per il continuo sviluppo e approfondimento del lavoro artistico.
A Greco e Scholten non interessa raccontare, ma non rinunciano a comunicare. Intrecciano il pensiero del corpo con il movimento del pensiero che tende ad organizzare il corpo. E questa scelta induce danzatore e regista ha lavorare su una drammaturgia del corpo, che - come si sa - pensa, parla spesso più delle parole, dice l’indicibile, rivela l’invisibile senza descriverlo, s’incendia, arde e brucia, facendo cantare l’anima dell’artista e mettendone a nudo il comportamento poetico.
La pièce approfondisce la questione della sincronicità, alla ricerca di una possibile unità capace di esaltare la diversità tra i due interpreti, in una osmosi che ridesta le energie purificatrici e trasformatrici. Scrive Susanne Franco: «In Extra Dry il dualismo generava dunque uno sdoppiamento, come avviene con quel tipo di specchi che moltiplicano l’immagine all’infinito producendone una nuova, insieme doppia e diversa. Ma la dualità era anche quella tra sacro e profano del movimento, continuamente in bilico tra la ricerca di una stabilità terrena e la tensione verso l’aria, tra fisicità e spiritualità».


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