SORELLINE

Cie Caterina & Carlotta SAGNA
26 novembre 2009 - Fonderie Limone Moncalieri
coreografia Caterina Sagna
drammaturgia Roberto Fratini Serafide
con Antonio Montanile, Alessandro Bernardeschi, Elisa Cuppini,
Susana Panades Díaz, Caterina Sagna
costumi Tobia Ercolino
disegno luci Nuccio Marino
regia luci Philippe Gladieux
regia suono Carlo Bottos
in coproduzione con Kunstencentrum Vooruit (Gent - Belgio)/Théâtre de la Bastille (Parigi - Francia)/ CND - Centre National de la Danse (Parigi - Francia)
amministrazione e diffusione Bureau Cassiopée - organizzazione Italia Anna Damiani (PAV) in collaborazione con Spazi per la danza contemporanea progetto interRegionale Piemonte-Lazio-Campania in collaborazione con ETI Ente Teatrale Italiano

Piccole donne è il più famoso dei romanzi che un tempo venivano definiti “per signorine”. Ancora oggi è uno dei libri più letti e amati dai giovanissimi in tutto il mondo, con il suo percorso di formazione che racconta l’istituto della famiglia e il confronto con il mondo esterno, declinato secondo i canoni della borghesia americana dell’Ottocento.
Ed è da questo spunto che parte la controproposta di Caterina Sagna, che ribalta il buonismo insito nel testo per coglierne le vere radici trasgressive. Realizzazione scenica dal carattere profondamente ludico, Sorelline punta a smascherare quelle dinamiche del potere che si avvalgono sottotraccia dei legami della consanguineità. Un gioco surreale, che nella traccia musicale sceglie consapevolmente di lambire i confini delle sitcom o dei reality, ribadendo la cifra stilistica della danzatrice che fin da La Signora ha iniziato una fase creativa caratterizzata da un aspetto inedito della coreografia, quello dell’umorismo e dell’ironia.
«Nel cuore dell’operazione quattro esseri: due uomini e due donne (o quattro uomini), ad avallare la tesi che l’archetipo della famigliola sia demone tutt’altro che esclusivamente femminile. Li lega un imperativo tutto automatico di conformità: non c’è sentimento, impulso, atteggiamento, che non passi al vaglio di quella conformità, poiché scopo del grande gioco non è di essere riconosciute per se stesse, ma di farsi passare per sorelle tra e agli occhi di altre sorelle. Un gioco che parrebbe lineare, se la segreta aspirazione di tutte non fosse di ottenere il primato della supersorella, la patente di copia conforme a chissà quale originale smarrito. Perciò in un’ora circa di avvicendamenti, le protagoniste si contenderanno l’attenzione altrui, divise tra l’ansia di sembrare solidali e la certezza di essere, una per una, le più solidali. Sorelline è un problema di sguardo: main action dello spettacolo non è il sapersi guardate di chi guarda il pubblico senza pudore (il metateatro qui è fuori discussione); ma il finto pudore di chi si sa guardato senza mostrare di saperlo; di chi, soprattutto, non ignora che il privilegio di essere spiati finisce dove si viene sorpresi a spiare. Come in un format televisivo di successo, le sorelle faranno l’impossibile per essere fintamente vere tra loro, ottenendo solo di apparire veramente finte agli occhi del pubblico. Recitando insomma la parte delle “Piccole Donne” con l’entusiasmo e l’insufficienza di una società
filodrammatica».

Caterina Sagna


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